Il cervello del consumatore è quotidianamente sottoposto a scelte: il neuromarketing spiega le decisioni.
Indice:
Quotidianamente, noi come chiunque altro, siamo sottoposti alla necessità di dover scegliere nelle più disparate circostanze, specialmente per quanto riguarda l’acquisto di un prodotto.
Prendere delle decisioni è davvero faticoso…soprattutto in questo periodo complicato!
La pandemia in atto sta mettendo a dura prova la mente umana sia per la gestione della paura (presente e futura), sia per quanto riguarda la presa di posizione.
Le scelte devono essere compiute velocemente, con lucidità e vagliando un buon numero di variabili…il tutto senza avere un’idea chiara di quale sia la corretta strada da percorre. Il più piccolo errore può essere pagato caro.
A prescindere però dalla situazione, in passato come sarà in futuro le conseguenze alle decisioni sono sempre un limbo: in equilibrio tra la scelta giusta e quella sbagliata, si va incontro a rischi, e in generale a dover gestire una dose, più o meno consistente, di ansia.
“Blu o bianche? Che budget ho?”
“Chi chiamo per giocare la partita stasera? Voglio vincere o stare in compagnia?”
In queste situazioni il cervello attiva una serie di processi cognitivi ed emotivi che inevitabilmente lavorano in contrasto tra loro:
“Bianche costano meno ma blu sono più belle”
…vorremmo, magari, poterle comprare tutte e due ma poi ci rende conto che non servono entrambe, e che magari già una è troppa.
Ma quindi, cosa succede, concretamente, nel nostro cervello? Su che base decidiamo di comprare un prodotto o un servizio e in che misura?
Molti esperti hanno provato per molto tempo a dare risposta a questi (e altri) interrogativi, ma si è arrivati ad una conclusione soddisfacente solo quando economia comportamentale, psicologia e neuroscienze sono entrate in contatto.
Gli esperti di questi tre settori si sono trovati di comune accordo a parlare di neuromarketing.
Cos’è il neuromarketing?
“Interdisciplinarità” è la parola chiave. Il neuromarketing è lo studio di quello che avviene nel cervello umano durante il momento di una scelta: il consumatore viene studiato nel momento della navigazione su internet, quando sta decidendo il prodotto da acquistare, quando è sottoposto ad adv…generalmente, quando deve prendere una decisione.
Inizialmente si consideravano le scelte come qualcosa di razionale, comprensibile facilmente da conti matematici. Non è così.
Secondo i più recenti studi, prendere una decisione rientra in una reazione emotiva inconscia.
Neuromarketing e comunicazione
Le aziende e le agenzie utilizzano le tecniche di neuromarketing per implementare le strategie di comunicazione attraverso l’intercettazione del comportamento del consumatore.
Negli ultimi anni (quasi 20 anni in America e una decina in Italia) l’interesse e l’attenzione per questa nuova disciplina è sicuramente aumentato: ci si è resi conto che le tradizionali ricerche di mercato non erano più sufficienti.
La comunicazione, l’interesse dei clienti e la loro capacità di farsi sentire, influenzano mai come prima d’ora le scelte aziendali e i prodotti sul mercato.
Le strategie di neuromarketing devono basarsi sullo scovare gli elementi che risultano maggiormente coinvolgenti da un punto di vista cognitivo ed emotivo.
Neuromarketing e Covid
In questo difficile momento, la comunicazione basata sul neuromarketing può offrire qualcosa in termini di prevenzione e informazione?
È una domanda difficile che comporta una risposta altrettanto complessa: il mondo del marketing e della comunicazione non hanno mai affrontato (in tempi utili) problematiche similari e tantomeno il neuromarketing in quanto disciplina ancora giovane.
Degli aiuti, sostegni e supporti possono arrivare nelle istruzioni per comportamenti sociali consoni e positivi. Tutte le procedure che siamo tenuti a fare oggi (tenere una distanza consona, indossare la mascherina, lavare spesso le mani…) sono tutte azioni basate su scelte individuali.
Questa disciplina ha notevoli potenzialità, in diversi ambiti e situazioni.
Non c’è una strategia univoca che spiega cosa bisogna o non bisogna fare, specialmente in momenti difficili, per prendere decisioni, per comunicare e per vendere. L’unica regola da seguire può essere, forse, la resilienza: la capacità di reinventarsi, di trovare nuovi incastri e nuove soluzioni. Le discipline tradizionali sono importanti perché forniscono due tipi di indagine essenziali, qualitativo e quantitativo. Il neuromarketing si posiziona come terza e nuova tipologia di indagine.
La conditio sine qua non deve essere di non perdere il filo diretto con il consumatore, comunicare con consapevolezza ed equilibrio.
Blue Milk è un’azienda in continuo divenire che sostiene le nuove modalità di comunicazione e contatto con i clienti; è favorevole ad un cambiamento di rotta al passo con i tempi ed in risposta alle necessità odierne.
Fonte: OggiScienza